Questo mese ho voluto affrontare un problema comune a molti, anche se nella maggior parte dei casi non comporta conseguenze importanti come quelle avute da Marco, 55 anni:
la deformità in questione è la “falange distale iperestesa“.
Marco lavora da sempre in cantieri edili, è appassionato di trekking e ama andare in moto.
Lavorare in cantiere significa portare scarpe antinfortunistiche per molte ore, fare trekking presuppone salite e discese notevoli e per le uscite in moto si indossano stivaletti rigidi, utilizzando poi il piede per cambiare marcia o frenare.
Perché vi racconto questi dettagli della sua vita? Perché la somma di queste tre componenti lo ha portato ad avere traumi sempre più importanti sulle unghie, al pari di ciò che succede negli sportivi professionisti; a questo quadro già di per sé precario, si aggiunge il fatto che Marco presenta bilateralmente una falange distale iperestesa.
Con il passare del tempo ha iniziato a provare dolore, sia nelle ore lavorative che in moto e per questo motivo si è rivolto a me.
La prima visita è del 20 luglio: le unghie di entrambi gli alluci risultavano alte e spesse e si notava una zona nera al centro.
Mi son subito accorto che il problema di Marco era un ematoma sub ungueale, ossia una raccolta di sangue sotto l’unghia (sul letto ungueale oppure sottostante, questo andava verificato) dovuto a un microtrauma importante.
Ho chiesto a Marco di alzarsi in piedi per visitarlo e nonostante la posizione rilassata, entrambi gli alluci erano molto inclinati verso l’alto: questa problematica prende il nome appunto di “falange distale iperestesa” ed è una deformità scheletrica al pari dell’alluce valgo, ma meno conosciuta.
Soggetti come Marco non si accorgono del problema fino a quando portano scarpe più o meno morbide, ma la pressione verso l’alto esercitata dall’alluce è importante e porta nel tempo a consumare internamente la tomaia della scarpa (anche fino a bucarla!): la pressione continua esercitata sull’unghia provoca dei microtraumi ripetuti e a lungo andare si causano danni alle unghie, anche irreversibili.
Inquadrato il problema la strada da seguire era chiara, così ho fatto accomodare il paziente sulla poltrona podologica perché le unghie erano da rimuovere, con molta delicatezza, per capire quanto fossero estesi gli ematomi.
Una volta pulita l’area, il rosso che si vedeva una volta terminata l’operazione (foto 1) era il letto dell’unghia lesionato a causa della pressione.
Con l’intervento di rimozione dell’unghia la pressione esercitata si va già a ridurre.
Ho poi prescritto a Marco una medicazione per cicatrizzare le lesioni da fare per dieci giorni.
Per poter arrivare ad una guarigione in questi soggetti è fondamentale il cambio di scarpa: Marco necessitava di una scarpa con una tomaia super morbida, elastica come quelle che si utilizzano per il running, senza cuciture.
Oltre a cambiare scarpa, in questi casi faccio applicare una protezione su misura in materiali specifici prima dell’unghia: dato che a causa della falange distale iperestesa il dito è inclinato verso l’alto, la pressione della tomaia viene assorbita dal supporto inserito anziché dall’unghia, che risulta in questo modo totalmente libera e scaricata.
Marco ne ha tratto talmente tanto sollievo che ha iniziato ad utilizzare il supporto non solo nelle ore di lavoro, ma nella vita quotidiana.
Passata la fase acuta, le lesioni si sono chiuse e riepitelizzate ( foto 2); ora era necessario seguire la ricrescita dell’unghia: ogni 30-40 giorni ci siamo aggiornati, anche con controlli in studio al fine di mantenere quello che è lo spessore fisiologico dell’unghia.
Il 1 dicembre ci siamo rivisti e le unghie erano ricresciute quasi completamente (foto 3) ed hanno proceduto in questo modo, fino al nostro ultimo aggiornamento del 5 gennaio (foto 4).
Con tutti questi piccoli interventi e accorgimenti, sono riuscito a risolvere il problema di Marco che adesso è tornato a camminare e guidare la sua moto senza dolore.
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